Tourette e coprolalia: solo una malattia delle parolacce?
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Tourette e coprolalia: solo una malattia delle parolacce?

 

Spesso la Sindrome di Tourette viene identificata come “la malattia della parolacce”. In questa affermazione, però, ci sono due grandi errori.

Il primo è la parola “malattia”. La Tourette, infatti, non è una malattia, ma una sindrome: dunque è un insieme di sintomi. Ora, alcuni di questi sintomi sono certamente disturbanti, a volte molto disturbanti, parlo dei disturbi ossessivo-compulsivi, dell’iperattività, del deficit di attenzione, dei tic e così via.

Altri sintomi, però, sono potenzianti. Alla Sindrome, infatti, sono spessissimo associati un quoziente intellettivo al di sopra della norma, una sensibilità e una creatività oltre la media e altro ancora.

Definire la Tourette come la “malattia delle parolacce”, dunque, è molto riduttivo. Anche perché il disturbo che spinge a dire delle parolacce in maniera incontrollata, la cosiddetta “coprolalia”, interessa solo una minima parte delle persone con Sindrome di Tourette (si stima il 10%, o meno).

Io stesso, nonostante abbia la Tourette, non ho mai sofferto di coprolalia.

E allora, perché questa definizione è spesso associata alla sindrome?

Per via del cinema, soprattutto. La coprolalia, come ovvio, spinge verso la narrazione di eventi inusuali e tendenti al comico. Molti registi, quindi, l’hanno utilizzata per generare scene divertenti. Il fatto è che di divertente, nella realtà, c’è poco o nulla. La coprolalia, infatti, spesso mette in grossa difficoltà le persone con Tourette, poiché viola le regole della buona educazione e dell’interazione sociale.

Immagina se un tourettico si ritrovasse a insultare un esponente delle forze dell’ordine. E io conosco persone a cui è capitato. A quel punto, come glielo spieghi, al poliziotto, che hai la Tourette? Non glielo spieghi. E sono guai, guai seri: offesa a pubblico ufficiale.

Ecco, ci tenevo a sciogliere questo nodo, perché vorrei che la Tourette prendesse un altro aspetto, nell’immaginario collettivo. L’aspetto di una sindrome che può generare sofferenza, ma anche di una sindrome che può risultare una grande risorsa personale e sociale, se gestita e conosciuta.

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