Recensione romanzo thriller: Noah di Sebastian Fitzek
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Recensione romanzo thriller: Noah di Sebastian Fitzek

 

Ed eccomi a recensire il nuovissimo romanzo thriller di Sebastian Fitzek, l’apprezzato scrittore tedesco. Sì, stavolta si tratta di un thriller, non di un thriller psicologico. Fitzek ha voluto cambiare genere e sperimentare nuovi stili di scrittura. Premetto che, chiunque cercasse un romanzo con finale a sorpresa, tipico di Fitzek, rimarrebbe deluso. Noah va letto con altri occhi.

Vediamo, allora, la mia recensione. Ti ricordo che i link riportati fanno capo al mio programma di affiliazione Amazon.

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Trama

In un freddo inverno in giro per l’Europa, un uomo non sa chi sia. Sulla sua mano un tatuaggio: Noah. Sulla sua spalla: una ferita da arma da fuoco. Nella sua mente solo il buio. Si risveglia in un angolo di Berlino insieme a un senzatetto fissato con cospirazioni e strani numeri. Cos’è accaduto? Qual è la sua vera identità?

 

I pro  di questo thriller

Fitzek mette su carta temi tra il reale e il cospirativo. Temi a me tanto cari che trattai nel 2009, quando scrissi “Casus belli”. E questo mi ha intrigato molto. Peraltro, Fitzek, rispetto agli altri romanzi, sembra essere migliorato tanto nelle tecniche narrative e nel linguaggio.

Per la prima volta l’ho visto utilizzare termini specifici e tecnici, utilizzare storie annidate, un po’ alla Stephen King, nonché descrizioni dettagliate e veritiere. Seppur alcune che riguardano luoghi sembrino esser state messe lì solo per allungare il testo (come quella di Piazza San Pietro), risultano comunque affascinanti e aiutano a immergersi in un’atmosfera magica e catastrofica allo stesso tempo.

Molto ben scritte anche le descrizioni psicologiche dei vari personaggi. La loro caratterizzazione è ben fatta, soprattutto quando Fitzek entra in particolari minimi, apparentemente insignificanti, ma che descrivono la loro psicologia meglio di qualsiasi altro elemento.

Un romanzo che fa riflettere e lascia il segno nell’animo.

 

I contro di questo thriller

Purtroppo, anche in questo romanzo, come in altri di vari autori, ho trovato refusi di editing (errori di battitura e di punteggiatura).

In un punto, ad esempio, si dice che in una stanza/prigione si vedono le fessure della porta e, poco più avanti, si dice che porta e pareti sono tutt’uno. E, ancora, proseguendo nella lettura, al capitolo 35, si incontra una frase sgrammaticata che ho odiato: “Se non andava presto al caldo, gli sarebbe venuto mal di testa”.

Purtroppo, come già accaduto con altri libri thriller psicologici di Fitzek, la storia ha qualcosa di “già visto”. Ma stavolta è diverso… Già, la storia sembra un mix di Bourne, Fuori di me, Memento e… udite udite… il mio Casus belli! 🙂

Già, che tu ci creda o no, la storia di Noah ha molto in comune con il mio Casus belli, addirittura alcune scene (come quella in cui, in una conferenza, si parla dei problemi nel mondo) o la presenza di… be’ questo non posso dirlo, altrimenti ti rovino la lettura. Ma posso dirti che, come nel mio romanzo del 2009, ci sono le scie chimiche.

 

 

Mi piace pensare che Fitzek abbia letto il mio libro (magari conosce l’italiano, chissà) e da lì abbia preso spunto per il suo. Ma la vedo difficile. Più probabile, invece, che io e lui ci ritroviamo ad avere idee in comune. Per questo mi piacerebbe incontrarlo. A tal proposito, lancio un appello a chiunque possa permettere questo meeting alla “Carramba che sorpresa”. 🙂

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