Libri thriller psicologici: recensione di Schegge e Il Sonnambulo
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Libri thriller psicologici: recensione di Schegge e Il Sonnambulo

Oggi voglio pubblicare il mio parere su due libri thriller psicologici che ho letto di recente. Entrambi dello stesso autore: il tedesco Sebastian Fitzek.

Però, stavolta, anche se non mi piace parlar male del lavoro degli altri, (a malincuore) devo farlo.

Vorrei solo precisare che parlo da lettore appassionato del genere, non da scrittore o pseudotale. Ci tengo.

Ecco per te le due recensioni. I link riportati fanno capo al mio programma di affiliazione Amazon.

 

Il thriller psicologico “Schegge”

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Come ho accennato prima, nonostante questo libro mi abbia deluso molto, vi sono molto affezionato.

Ho scoperto questo autore tramite “Schegge” e in una situazione molto particolare.

Non sto per fare una bella figura, ma ero all’aeroporto di Fiumicino, in partenza per Vienna, quando, al momento del check in, l’addetta mi fa gentilmente notare che sono un rintronato e che la mia carta d’identità (avevo solo quella con me) era scaduta da qualche settimana.

Inutili i miei “non è possibile”. Ho dovuto prendere il primo taxi e andare al Comune di Fiumicino per farmene fare una nuova. Non tra mille impedimenti (come lo sciopero di mezzi e tassisti, l’impossibilità di farmi una foto per via delle cabine rotte…).

Finale: torno in aeroporto e scopro che devo attendere il volo delle 20:00 per partire (con un sovraccarico di prezzo). Erano le 11:00. che fare? Entro in libreria, leggo un po’ di sinossi e quella di “Schegge” mi lascia senza fiato. Lo compro e inizio a leggerlo. Lo finisco prima che arrivi l’ora di imbarco. E avevo già voglia di distruggerlo da un pezzo.

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Trama

La trama di questo thriller psicologico è bellissima: un avvocato, Marc Lucas, un giorno scopre sul giornale che esiste un programma clinico per cancellare i brutti ricordi dalla memoria. Tra mille dubbi, alla fine cede alla tentazione di rimuovere dalla mente il giorno dell’incidente automobilistico in cui sua moglie (e il figlio che aspettava) morì.

Non appena cominciano i primi test, però, parte l’orrore. E il thriller psicologico si fa fittissimo di eventi inspiegabili e inattesi.

Lucas non riesce più ad aprire la porta di casa, sul campanello non c’è più il suo nome e, quando riesce a farsi aprire, alla porta arriva sua moglie (morta e incinta) che, però, non lo riconosce e lo caccia via. E pensare che era uscito di casa solo poche ore prima. Ma non è che l’inizio del dramma, nel corso della storia Lucas dovrà fronteggiare numerosissime peripezie.

Il libro veniva definito così: “Schegge è il romanzo più recente di Sebastian Fitzek e quello che ne ha decretato la definitiva affermazione come il più originale giallista tedesco di questi ultimi anni.”

 

I pro di questo thriller psicologico

In effetti, il libro è ben scritto, i personaggi ben definiti e ambigui. L’incessante scorrere degli eventi è ben strutturato e intrigante.

Fitzek, poi, è molto bravo nell’utilizzare il trucco stilistico del “cliffhanger“, ovvero l’espediente grazie al quale, alla fine di ogni capitolo, si lascia il lettore col fiato sospeso, o si preannuncia cosa accadrà nel successivo. Questo ti spinge a voltare pagina immediatamente e a non interrompere la lettura (specie se sei in attesa di un volo che partirà tra circa 9 ore).

Anche questo mi ha portato a comprare il libro, oltreché la sinossi. Ho sfogliato alcune pagine e mi sono preso un paio di minuti per leggere i primi capitoli (peraltro brevi e mai noiosi).

Ma, prima dell’imbarco, mi sono reso conto di essermi fatto ingannare dalla combinazione bella copertina-sinossi intrigante-incipit da urlo.

Questo, però, non puoi mai saperlo finché non leggi il libro per intero. Direi che è un rischio che vale la pena correre, se si ha voglia di leggere qualcosa di nuovo.

 

I pro di questo thriller psicologico

Perché mi ha deluso, allora, se ne parlo così bene?

“Schegge” sembra essere stato scritto con un flusso di idee, senza una logica, né una struttura. Mi ha dato l’impressione che l’autore abbia iniziato a scrivere e poi, una volta arrivato al finale, non abbia saputo più dove sbattere la testa per dare una spiegazione logica a tutti i misteri sin lì messi in scena.

E quando si scrivono thriller, l’autore sa bene che il lettore esige fermamente che a ogni enigma corrisponda una spiegazione razionale.

Ma, in questo caso, l’autore cosa ha scelto? La più banale. Talmente banale che, a metà libro, mi sono detto “se volesse dare una spiegazione banale a tutto ciò farebbe così”. Purtroppo avevo indovinato. Contro ogni mia aspettativa.

Ma non avevo indovinato perché sono un genio o il nuovo Sherlok Holmes. L’avevo indovinato solo perché il libro mi ricordava sempre più un film thriller psicologico di fine anni Novanta, con Michael Duglas, che ho visto mille volte. Non faccio il nome per non rovinarti la lettura, nel caso tu abbia comprato il libro, o sia in procinto di farlo. Ma te lo linko qui. A te la scelta se cliccare o meno.

Non so se Fitzek abbia volutamente scritto un omaggio al film, ma lui non ne fa mai parola e, comunque, se anche così fosse, sarebbe una scelta alquanto infelice.

Mi sono sentito preso in giro. Fitzek mi porta prima dentro un turbinio di colpi di scena e situazioni inspiegabili, per poi dare un senso a ogni singolo evento con un’unica banale spiegazione? No, non ci sto!

Se nel finale mi avesse scritto “fin qui ho giocato, era tutto uno scherzo” sarebbe stato lo stesso. Mi sono sentito vuoto, a fine lettura. Deluso.

Meno male che Vienna è bellissima!

 

Il thriller psicologico “Il Sonnambulo”

Libro thriller psicologico

Se ti dico che questo thriller psicologico, “Il sonnambulo“, mi ha deluso perché finisce come “Schegge” mi credi?

Il secondo libro che leggo di Fitzek e la seconda delusione.

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Trama

Leon vive con sua moglie Natalie in un lussuoso appartamento. Un giorno, però, sua moglie scappa di casa senza dargli una spiegazione. Lui riesce a capire solamente che è colpa sua. Ed è colpa sua anche il fatto che sua moglie abbia il viso pesto, un dente rotto e zoppichi. Ma lui non ricorda nulla.

E comincia a vivere nell’incubo di aver commesso qualcosa di orribile. Nel sonno.

Già, perché Leon, come promette il titolo, soffre di sonnambulismo. O meglio, ne ha sofferto. Ma ora il disturbo sembra ripresentarsi prepotentemente. Ed è solo l’inizio del suo incubo.

 

Pro e contro di questo thriller psicologico

I pro e i contro sono gli stesi di “Schegge”. E qui, oltreché dalla sinossi e dalla copertina, mi sono fatto fregare anche da alcune recensioni positive che ho trovato in Rete. Gli stessi siti, però, parlavano bene anche di “Schegge”. Se me ne fossi accorto prima…

I gusti sono gusti. Non sto dicendo che le recensioni lette siano sbagliate o che Fitzek sia un incapace. Dico solo che non mi stanno bene questi finali. Anche qui mi sono illuso che Fitzek potesse fornirmi una serie di motivazioni valide, a incastro, per ogni evento inspiegabile del thriller. E, invece, ancora una volta, ha dato spiegazione a tutto con lo stratagemma “fin qui ho giocato, era tutto uno scherzo”.

Le motivazioni del finale sono diverse da quelle di “Schegge”, ma è la stessa idea.

La stessa cosa mi è successa al cinema quando, qualche mese dopo aver visto il fantastico “Il sesto senso”, mi sono ritrovato a guardare “The others”. Un gran bel film anch’esso, ma a fine primo tempo mi sono detto “sarebbe stupido se fosse come Il sesto senso”. Se hai visto i due film, invece, sai che è proprio così. Immagina la mia delusione.

Tuttavia, gli espedienti narrativi usati da Fitzek in “Il sonnambulo” li ho trovati superiori a quelli di “Schegge” e li ho graditi molto. Anche l’ultimo capitolo che, tanto per restare in tema cinematografico, ricorda la scena finale di “Inception”, mi è piaciuto. Ma non l’epilogo della storia.

 

Un’ultima cosa che non mi è piaciuta di Fitzek (ma credo che questa sia colpa dei suoi responsabili marketing, non sua) è che viene definito come l’inventore di un nuovo genere: il thriller psicologico, o psychothriller. Ovviamente non è vero. Il genere è nato molti anni fa e, tra letteratura e cinema, ne ha viste a bizzeffe di storie. Dài un’occhiata a questa pagina di Wikipedia.

Tu hai già letto questi thriller psicologici? Che ne pensi?

4 Commenti

  • Nico Posted 8 Gennaio 2014 12:33

    Ciao Roberto, ho letto entrambi i libri, apprezzandoli però.
    In effetti ,ripensandoci entrambi somigliano al film con Douglas che avevo intuito senza cliccare sul link 😉
    Credo comunque che il finale sia il grande problema dei thriller psicologico; le soluzioni a mio avviso non sono molte, e si rischia di finire col solito imbroglio. Avendone letti alcuni e avendo trovato epiloghi piuttosto simili, cerco di concentrarmi maggiormente sulla costruzione, che ho trovato ben fatta in questi due romanzi…Schegge resta comunque il romanzo più debole di Fitzek 🙂

    • Roberto P. Tartaglia Posted 20 Gennaio 2014 18:38

      Un thrillermaniac come te non poteva non riconoscere quel film al primo colpo. 😉
      La mia grande sfida, infatti, è quella di riuscire a dare ai miei thriller psicologici finali sempre onesti.
      Spero di riuscirci.
      Comunque, se mai, un giorno, dovessi ridurmi a scrivere finali del tipo qui descritto, colpiscimi alle spalle.
      E poi pulisci la scena del crimine. 😉

      RT

  • Laura Posted 24 Marzo 2014 22:24

    non sai quanto concordo…. e parlo del Sonnambulo. Ma pensavo che era ‘colpa mia’. Vi spiego… sono spagnola e vivo in Italia da 10 anni. Amo le lingue e per me è un brivido poter scoprire ogni giorno tante parole che mi meravigliano (l’ultima, imparata ieri, è “convenevoli”, che parola fantastica); per questo motivo lego tanto… e sopratutto amo i thriller, rigorosamente, PSICOLOGICI. Insomma, mi lego il Sonnambulo e mi piace, ma arrivo alla fine e….. CHE???? ma che fine è???? . Convinta che forse il mio italiano non fosse tanto buono quanto credevo.. rilego le ultime pagine.. convinta che a me (non italiana) deve essere sfuggita qualcosa… che non capisco. Perche i conti non tornano propio, o meglio, la fine scelta dello scritore ‘fa acqua da tutte le parti’. E’ così ridicola…. è così …. BANALE!! Roberto, hai scelto la parola giusta nella tua recensione.

    • Roberto P. Tartaglia Posted 24 Marzo 2014 23:11

      Non era un problema tuo…:)
      Arrivare alla fine ed essere delusi è la cosa peggiore in un thriller.

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