Libri thriller psicologici: recensione de “Il superstite”
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 Libri thriller psicologici: recensione de “Il superstite”

 

Il superstite” non è solo un thriller psicologico. Questo libro di Wulf Dorn è anche un romanzo noir.

Già, perché del thriller psicologico porta con sé la struttura, i misteri, la suspense. Del noir, invece, ne mantiene la drammaticità.

Un drammaticità che si esprime sia negli eventi narrati man mano che le pagine scorrono, sia nel finale in cui ciò che si è rotto resterà rotto. Un finale tipicamente noir, dunque, dove non c’è il rassicurante ritorno all’ordine, tipico di molti gialli classici o thriller.

Ma vediamone la trama, i pro e i contro. I link riportati fanno capo al mio programma di affiliazione Amazon.

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Trama

Un’auto, nel gelido inverno tedesco, si schianta contro un albero. Dentro c’è un uomo che sta per morire. L’uomo stava andando da qualcuno, aveva ricevuto una telefonata. Quella era la notte in cui suo figlio Sven scomparve nel nulla. Negli anni, questo evento ha lasciato, nel fratello di Sven, Jan, una profonda angoscia e un senso di colpa. Jan ora fa lo psichiatra e vive con un registratore che porta sempre con sé. Su di esso sono incise le ultime parole del fratellino. Jan vorrebbe lasciarsi il passato alle spalle ma, quando torna nella sua città natale per lavorare nella stessa clinica in cui lavorò suo padre, l’incubo ritorna.

 

I pro di questo thriller psicologico

Come dicevo, si tratta di un romanzo molto ben strutturato e ben scritto. Wulf Dorn è molto bravo nel creare le atmosfere giuste e nel descrivere i particolari.

Il ritorno di Jan alla città natia (di pura invenzione) viene espresso nel modo migliore possibile. Sembra davvero di essere ritornati nella nostra città, di rivedere i luoghi che ci sono mancati e gustare i profumi dimenticati.

D’altronde, tutto il romanzo gioca sull’accostamento tra passato e presente. Se lo scrittore non fosse stato così bravo, questo thriller psicologico si sarebbe rivelato un flop.

Wulf Dorn non fa un uso accurato del cliffhanger, come fa Fitzek, e non farcisce ogni singolo capitolo di eventi inspiegabili, ma si legge comunque in modo veloce e scorrevole. I personaggi e gli ambienti sono molto più ricercati e caratteristici, rispetto a Fitzek, si gustano di più.

Nel romanzo ci sono varie metafore, molto interessanti, peccato che l’autore non le abbia sfruttate a dovere, a mio avviso. Avrebbero potuto far riflettere molto di più.

 

I contro di questo thriller psicologico

Quello che non ho assolutamente apprezzato di questo thriller psicologico sono, senza ombra di dubbio, le crude e inutili (ai fini narrativi) descrizioni delle esperienze passate di Jan. Jan è uno psichiatra specializzato in criminologia e, in special modo, in crimini a sfondo sessuale.

Quindi, puoi immaginare di cosa parlo.

Ad ogni modo, se vorrai acquistare e leggere il libro, una volta incontrate queste scene, puoi tranquillamente saltarle. Non hanno nulla a che vedere con la trama.

Un’altra cosa che mi ha dato fastidio (ma l’autore non ha colpe) sono i numerosi errori di battitura e di punteggiatura che costellano la traduzione in italiano. Per capirci, io ho letto la versione di “Narratori Corbaccio”. Peccato, non ci voleva proprio.

 

In conclusione, dunque, “Il superstite” di Wulf Dorn è un thriller psicologico che vale davvero la pena leggere.

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