Cosa mi ha insegnato la Sindrome di Tourette? Il potere delle parole
Se hai visto il mio video “Come nasce Lo Scacciapensieri” e se hai letto il relativo romanzo, probabilmente, saprai che io ho la Sindrome di Tourette.
E, anche se ora ne parlo serenamente, vivere con la Tourette è davvero difficile, se non si è in grado di gestirla.
Le difficoltà, però, ci regalano sempre degli insegnamenti importanti. A me, la Tourette ne ha dati molti. Insegnamenti che possono tornare utili a tutti, non solo ai tourettici.
Oggi voglio parlarti dell’importanza e del potere delle parole.
Sì, perché le parole non sono solo una sequenza di suoni e simboli, ma portano con sé una serie di valori, di significati in grado di modificare la nostra visione del mondo e, in alcuni casi, il mondo stesso.
Senti qua.
Uno dei disturbi che caratterizza la Sindrome di Tourette è la cosiddetta ADHD, ovvero: turba da iperattività e carenza di attenzione.
Bene, fino al 1987, l’ADHD non esisteva, era solo un atteggiamento, un modo di essere. “Suo figlio è bravo, signora, ma un po’ troppo vivace”. “Sua figlia, signora, studia, ha passione, ma è sempre distratta”. Così venivano classificati i bimbi, una volta (io compreso).
Nel 1980, però, qualcosa cambiò. L’Associazione Psichiatrica Americana, dichiarò, senza alcun dubbio, che quegli atteggiamenti dovevano essere riconosciuti come una turba, una malattia, un disturbo. L’ADHD, appunto. Contestualmente, dopo aver ufficializzato la nascita di un problema, venne anche proposta la “cura”: il farmaco Ritalin.
Una strategia molto usata anche in politica, per giustificare determinate scelte altrimenti difficili da accettare, per i cittadini: ti creo un problema e poi ti do la soluzione.
Risultato: negli anni a seguire, da un lato il Ritalin (con i suoi preoccupanti effetti collaterali) ebbe un’impennata di vendite, per la gioia dell’industria farmaceutica, dall’altro, però, i bimbi, fino a quel momento definiti “troppo vivaci e distratti”, divennero dei “malati” per i quali c’era bisogno di una cura farmacologica immediata!
Indagini successive, infatti, rilevarono che, tanto per fare un esempio riportato anche dal filosofo Lou Marinoff, nel 1996, circa 5,2 milioni di bambini (il 10% degli studenti americani) potevano essere considerati “malati di AHDH”.
Lo so, sono stato polemico, in queste righe. Ma la questione mi sta a cuore. E, come sempre, la verità sta nel mezzo.
L’ADHD può creare fastidi e disturbi, questo è vero. Ed è anche vero che il Ritalin può essere efficace. Tuttavia, è anche vero che ogni medicinale va somministrato con cautela, specie nei bambini. In noi tourettici, peraltro, può essere anche dannoso, poiché il Ritalin aumenta i livelli di dopamina nel sangue. E la dopamina è il neurotrasmettitore legato anche agli stati di ansia e tensione, presente in quantità già alte, in noi tourettici.
Quindi, sono sempre da preferire terapie neurorieducative e lasciare le soluzioni farmacologiche in ultima analisi. Sempre, in ogni caso, in ogni disturbo.
Ok, mi fermo qui.
Solamente un’ultima cosa: Kurt Cobain disse, più di una volta, che da grande aveva iniziato a drogarsi perché, da piccolo, gli era stato somministrato il Ritalin, in quanto iperattivo. Nello specifico, come riportato anche nel libro “Cobain: più pesante del cielo“, il grande Kurt disse: “Se quando sei piccolo ti danno una medicina che ti fa sentire in quel modo, a che cosa ti rivolgi quando sei grande? Se da bimbo ti rende euforico, non ti ci abitui?”.
Mi sembra che questa esperienza parli da sé.
E tutto solo a causa di una parola: “malattia”. A causa dell’ufficializzazione, a livello mondiale, dell’etichetta “malattia”, affibbiata a ciò che non ha mai ucciso nessuno. Peraltro, ADHD e Tourette, in termini medici sono quadri sindromici, insieme di sintomi, non cause in sé. Quindi: non malattie!
A me è successo lo stesso per la Tourette. Ho iniziato a gestirla davvero e a vivere una vita serena, solo quando ho iniziato a cambiare le parole per riferirmi a essa. Con le parole, inevitabilmente, è cambiato il mio modo di vedere sia la sindrome che me stesso.
La Tourette, d’un tratto, dopo il primo colloquio col professor Gianfranco Morciano, dell’AST-SIT, non era più una malattia, né un nemico da sconfiggere, come spesso leggevo in giro. Era diventata, improvvisamente, un’alleata. E io non ero più un pazzo, malato, strano, ma una persona speciale, con qualità che ignoravo di avere.
E tutto solo perché avevo smesso di chiamarla “malattia”. Sembra assurdo, vero? Eppure, molte volte, basta una parola per reinventare noi stessi e il nostro modo di vedere il mondo.
Per farti comprendere ancora meglio il potere delle parole, ti riporto un esempio di quotidianità. Una parola che sentiamo, mediamente, una volta al giorno, in tutti i TG.
Come saprai, la nostra Costituzione, all’articolo 11, dichiara che: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Cosa succede, allora, quando bisogna imbracciare le armi per rispettare obblighi internazionali e mantenere equilibri politici con altre Nazioni?
Semplice: si cambia nome alle azioni intraprese. Basta chiamarle “missioni di pace” ed ecco che, nella mente di chi ascolta il TG o legge il giornale, si dipinge un altro scenario, magari fatto di Crocerossine che curano i feriti, di medici che salvano la vita dei soldati e così via.
La realtà, invece, è che coloro che partono in “missione di pace” sono, comunque, giovani soldati che imbracciano armi e che vanno lì a rischiare la loro vita. Ma questo genera paura. E la paura fa paura. Meglio non dirlo.
In conclusione, dunque, come si può tradurre questo insegnamento della Tourette?
Ai tourettici posso dire: non abbiate paura di reinventare voi stessi, la vostra immagine e il rapporto con la Tourette, perché quella è la chiave che apre il cambiamento, quello è il primo, vero atto in grado di renderci realmente liberi.
A chi scrive, invece, voglio dire: non buttare sul foglio le prime parole che ti vengono in mente, anche un “però” al posto di un “e” può fare la differenza e stimolare l’immaginazione di chi legge in modo diverso, facendo passare, magari, valori e concetti diversi da quelli che intendevi veicolare.
Un consiglio per tutti: leggete, leggete e leggete. Di tutto, arricchire il proprio vocabolario, conoscere e utilizzare un numero maggiore di parole equivale ad arricchire il proprio pensiero.
Per questo motivo le dittature mirano a impoverire il linguaggio e, conseguentemente, la visione del mondo che hanno i popoli: per impoverire il loro pensiero e anestetizzare la loro capacità di ragionamento.
Tu hai qualche esempio da proporre?
13 Commenti
Bravo Roberto, molto bello e ben fatto. Ottima idea. Complimenti
Grazie mille, Carlo ;)!
RT
Bravo roberto,era ora che qualcuno parlasse in modo chiaro di questo hendicap che affligge tanti ragazzi.Seguirò molto volentieri i tuoi commenti.
Grazie Nunzio :)!!!
Come forse saprai, io sono un “fissato” del linguaggio e non ho potuto far a meno di notare che hai utilizzato due termini strani e impropri per definire la Tourette: “handicap” e “affligge”.
Ovviamente, non è né colpa, né opera tua. Ci mancherebbe altro :)!
Credo, invece, che questi termini siano usciti fuori a causa di una visione della Tourette come malattia. Una visione, è chiaro, entrata nella tua mente tramite ciò che hai letto o sentito in giro.
Come avrai letto qui, invece, la realtà è che la Tourette è una risorsa importantissima. E iniziare a guardarla in questo modo è il primo passo per ritrovare la serenità.
Il problema principale è proprio questo: qualcuno (che, probabilmente, ha interessi nel farlo) vuole continuare a far passare questa sindrome per un handicap, un disturbo, una malattia.
Sbaglio?
RT
Scusa,mi sono espresso male.Volevo solo far sapere alla gente che non riescono a capire lo stato in cui vivono le persone sopracitate. Che se a volte si comportano in quando stanno in mezzo al non ne hanno nessuna colpa .Sai ho notato che il a volte reagisce non tanto bene nei loro riguardi,questo mette in imbarazzo sia la persona tourettica,che i famigliari e perche’ no anche gli amici.Solo con una più ampia conoscenza di questa sindrome le cose possono cambiare.Questo è il mio modesto pensiero.Non perchè il pubblico sia cattivo,ma solo perche’ ignorano la verità.
Sì, lo so che sei in buona fede, per questo l’ho sottolineato da subito. Traspare da ogni singola parola la tua sensibilità al tema e hai ragione.
Bisogna abbattere il muro dell’ignoranza sulla sindrome e, contemporaneamente, anche quello della discriminazione.
Certo, è un lavoro duro. Ma va fatto.
RT
Grazie di cuore
Quando l’umanità capirà che nn esiste normalità, ma semplicemente singolarità (che sia animale, pianta, roccia, colore, sensazioni… e tutto quello che puoi concepire..)
Allora sarà l’inizio di una vera civiltà, che purtroppo per ora è ancora “nel medioevo
Hai pienamente ragione…purtroppo, direi…
Bell’articolo!
Hai aggiunto un pezzo che mi mancava al puzzle che si sta per completare nella mia mente.
Ho dovuto sbattere la testa più e più volte e nonostante ciò non capivo perché commettevo certi errori; cercavo ostinatamente la soluzioni a questi, ma adesso ho compreso che alla base di tutto c’è un errore enorme che non vedevo, il mio essere credulone, irrazionale.
Ora ne ho più consapevolezza e mi sento molto stupido ad essermi fidato ciecamente di alcune persone,
tuttavia non sono ancora riuscito a sviluppare quel senso critico necessario per mettere in discussione le cose.
La cosa che mi spaventa è il non essere in grado di trovare una soluzione in modo autonomo, di dovermi sempre affidare a delle guide.
Ma ecco il paradosso: per avere spirito critico dovrei leggere come avere spirito critico, e leggendo ciò dimostrerei di affidarmi ai pensieri altrui e di non avere spirito critico.
C’è una soluzione a questa impasse?
Grazie! La soluzione è: leggere, imparare e rimettere tutto in discussione. 🙂
Comunque, è normale. Veniamo indottrinati sin da bambini a credere e a fidarci.
Crescendo, dobbiamo fare un bel lavoro per imparare come agire con spirito critico senza cadere negli eccessi.
Visto quello che scrivi, sei già sulla buona strada.
RT
Credo che viviamo in un mondo in cui tutto ciò che non appare “normale” ai nostri occhi , ha effetto destabilizzante. Siamo talmente bombardati da pubblicità di ideali ingannevoli di perfezione, che guardiamo con indifferenza chi gestisce invece situazioni certamente non facili, che richiedono sicuramente una grande serenità interiore, enorme coraggio e forza d’animo.
Dovremmo imparare a pensare all’unicità dell’essere umano, non alla “normalità” .
Verissimo, Maddalena.
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