Best seller: come li crea l’editoria tradizionale?
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Best seller: come li crea l’editoria tradizionale?

 

Sono anni che lo dico e non poche volte sono stato attaccato, per questo. Ma ora, finalmente, una notizia convalida quanto da me sostenuto.

Il New York Times, in un recente articolo ha denunciato un diffuso e annoso malcostume attraverso il cattivo esempio della Result Source, un’agenzia di marketing statunitense.

Le agenzie, ma anche diverse case editrici ricorrono a questo trucco, la stessa Result l’ha trasformato nel suo core business, si potrebbe dire. Sto parlando di come beffare le classifiche del mercato editoriale.

Come si crea il caso best seller? Come fa un libro (anche se penoso) ad arrivare in vetta alle classifiche e a diventare un caso nazionale o internazionale? Semplice: taroccando la classifica.

Le stesse case editrici (o agenzie per proprio conto, come nel caso della Result), con investimenti che vanno dalle decine di migliaia alle centinaia di migliaia di euro, acquistano un’ingente quantità dei libri stampati e messi in circolazione per far sì che il titolo scali le vette delle classifiche.

Il New York Times, riporta l’esempio del libro “Leapfrogging”, scritto dall’esordiente Soren Kaplan. L’acquisto farlocco di copie ha fatto schizzare questo titolo nelle vette delle classifiche, creando il caso “best seller”, per poi lasciarlo scendere di posizione poco dopo.

Come ovvio, tutto ciò porta credibilità all’autore e gli permette di innescare un meccanismo fantastico, fatto di convegni, consulenze e presene TV (tutto retribuito, naturalmente).

La stessa splendida sorte è stata riservata a “Networking is dead”, opera di Melissa G. Wilson e Larry Mohl. Boom di vendite, nuovo best seller, scalata delle classifiche, fama per i due autori (peraltro già noti economisti) e catena di successi e soldi.

Ovviamente, dopo lo scandalo, tutti iniziano a prendere distanze dalla Result, con espressioni disgustate da questo genere di trucchi. Soprattutto le case editrici

Questo trucchetto viene adottato più spesso di quanto credi. A me venne detto, per la prima volta, diversi anni fa, da uno scrittore che aveva pubblicato il suo romanzo con una delle più grandi case editrici italiane.

Io lo dissi alle persone che conoscevo, ma nessuno mi credette. Perché? Per il semplice fatto che lo scandalo non è mai uscito sui giornali e la TV non ne ha mai parlato. E grazie! I giornali e le TV sono finanziati dagli stessi editori.

Però funziona così, almeno in Italia: se una cosa non esce in TV o sulla stampa, non esiste.

Eppure l’espediente su cui si basa questa “truffa crea best seller” è molto potente. Ed è ciò che lo stesso Robert Cialdini, nel suo libro “Le armi della persuasione” definisce “riprova sociale”.

Come funziona? Molto semplice. Le persone che hanno un basso spirito critico e non amano particolarmente pensare con la propria testa (e credimi, ne è pieno il mondo) tendono a fare ciò che fanno gli altri. E più persone fanno quella determinata cosa, più il loro cervello dice “fallo, perché è giusto. Lo fanno tutti!”

Ed ecco, allora, che, quando una casa editrice acquista migliaia e migliaia di copie di un titolo, permettendogli di essere primo in classifica per diversi giorni, o settimane, i lettori più pigri pensano: “Caspita! Se è già in vetta alla classifica vuol dire che è un gran libro. Se l’hanno comprato già così tante persone, devo leggerlo anch’io!”.

Poi lo comprano, vanno a casa e danno le testate al muro perché si ritrovano tra le mani un pezzo di carta che non mantiene le promesse fatte. Non sempre è così, ovvio, ma capita sempre più spesso. Purtroppo.

Quando sento queste cose mi vengono i brividi e mi chiedo: dove diavolo sono finite la professionalità e l’amore per la letteratura? Come sono riusciti a trasformare anche una meraviglia come la sensibilità umana, l’arte, in una macchina industriale?

E, ancora una volta, mi sento orgoglioso d’aver scelto il self publishing. D’essermi ripreso in mano il processo creativo e la libertà d’espressione.

Tu che ne pensi? Ti è mai capitato di sentire storie simili?

3 Commenti

  • KINGO Posted 22 Marzo 2013 09:52

    Ma come fa la gente a prendere ancora sul serio le case editrici?
    Di questo trucco (e di altri ben peggiori, tipo la mafia che costringe gli affiliati ad acquisti forzati), ne ho gia’ sentito parlare in campo musicale, sportivo, pittorico, letterario… insomma, chi piu’ ne ha piu’ ne metta.

    Pero’ oggi c’e’ internet, che puo’ fare al mondo della cultura un grandissimo regalo: la possibilita’ di un contatto diretto tra gli artisti e la gente, liberandoci di fatto dagli inutili intermediari che lucrano sull’arte senza produrre niente.
    Le case discografiche sono quelle che il web sta demolendo per prime, ma poi tocchera’ anche agli altri, garantito!!

    • Roberto P. Tartaglia Posted 22 Marzo 2013 09:58

      Sì, il Web sta togliendo di mezzo molti intermediari inutili che, fino a poco fa, si trovavano tra l’artista e il consumatore finale.
      Anche io vengo dalla musica e so di cosa parli. Perfettamente.

      Certo, ci sono anche case discografiche e case editrici oneste.
      Ma sono una minoranza, sulla base della mia esperienza personale.

      Comunque, anche io sono convinto che questo processo evolutivo sia, ormai, inarrestabile.
      Fortunatamente per noi ;).

      RT

  • francesco gnutti Posted 14 Settembre 2016 16:59

    Io dico solo la mia esperienza, mi capitò prima di conoscere Roberto di consultare una casa editrice di cui non farò il nome, mi disse che il mio libro avrebbe ricevuto il premio Bets seller e che avrebbe venduto tante copie da diventare famigerato, mi chiedeva solo un piccolo investimento, 1690 euro per acquistare i miei libri, ora con la esperienza maturata e ripensando a quel libro che scrissi e che ora non c’è più ripenso a quanto sarei stato truffato, gli errori e gli orrori di ortografia che conteneva erano assurdi per il suo numero per non parlare della storia povera e del contenuto senza un filo logico di collegamento che faceva saltare da un punto all’altro, non avrebbe mai venduto neanche una copia, anzi si 100 copie vendute ci sarebbero state quelle che avrei comperato io, grazie a dio conobbi Roberto ed ora eccomi in un mondo fantastico nel quale sto cercando di crescere con non poche soddisfazioni partendo da Youcanprint della quale sono molto contento.

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